Televisione e politica

Il binomio politica e televisione costituisce un nodo centrale della storia e della società dell’Italia contemporanea, con innumerevoli implicazioni sull’identità e sulla cultura del nostro paese. Sin dalla nascita della televisione, nel gennaio 1954, i due soggetti hanno manifestato una reciproca attrazione che è andata modificandosi nel corso degli anni, senza venire però mai meno.

Se agli esordi è stata la politica ad attrarre e ad esercitare la propria influenza sulla televisione, in virtù di una maggior autorevolezza oltreché di un diretto potere di controllo, nel corso degli anni il rapporto si è gradualmente equilibrato , sino ad invertirsi giungendo a una televisione che, crescendo a dismisura sia in termini quantitativi che qualitativi, ha attratto nella propria orbita una politica progressivamente ridotta nelle sue funzioni pubbliche e sociali.

Maurizio Caprara, Palmiro Togliatti e Gianni Granzotto

Le forme assunte dalla rappresentazione televisiva del dibattito politico hanno influenzato e condizionato la scena pubblica, i suoi protagonisti e, di conseguenza, le forme della democrazia in Italia. L’impatto di questo genere è stato particolarmente forte in Italia perché in nessun altro Paese esiste una tale quantità di talk show politici trasmessi da tutte le reti dal mattino sino a notte fonda.
Al pari di altri generi (come il varietà, l’informazione, il quiz ) il talk show politico ha ricoperto un ruolo importante nel processo di creazione e trasformazione dell’identità italiana, contribuendo al manifestarsi di effetti mediatici e sistemici.

Maurizio Costanzo e Giulio Andreotti

Fra i primi, relativi alla ristrutturazione dei dispositivi simbolici ed espressivi della politica e dell’arena mediale, rientrano la popolarizzazione, la spettacolarizzazione e la frammentazione del discorso pubblico, nonché il prevalere della dimensione emotiva su quella razionale.
Fra gli effetti sistemici rientrano la personalizzazione della leadership, la mediatizzazione della comunicazione politica, la professionalizzazione, la perdita di peso e funzione degli organismi partitici, la selezione delle élite.

Un percorso lungo oltre sessant’anni con da una parte la ritualità formale e la serietà pedagogica di Tribuna Politica, tesa all’allargamento della cittadinanza democratica in un’epoca segnata dalla centralità dei partiti politici  da una RAI rispettosa della sua natura di servizio pubblico. Dall’altra, in una fase di connubio fra televisione e Rete e di intervento dei social network, programmi come Il Confronto, Politics, Servizio Pubblico, caratterizzati da una scena pubblica orizzontale, priva del principio di rappresentanza e autorevolezza.

Massimo Giletti e Matteo Renzi